venerdì 23 febbraio 2007

Promoveatur ut amoveatur

Spoil system

("Liberi la scrivania entro le 17 e consegni il distintivo")

Continuano i movimenti in zona CEI. Ieri due nomine in preparazione all'avvicendamento Ruini-Bagnasco: Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia (Italia) monsignor Claudio Giuliodori, del clero dell’arcidiocesi di Ancona-Osimo, attualmente Direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana e ha nominato Vescovo di Mazara del Vallo (Italia) monsignor Domenico Mogavero, del clero dell’arcidiocesi di Palermo, finora Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana.

In pratica due uffici in CEI finora in mano a sodali di Ruini, che vengono liberati per fare spazio a uomini di fiducia del nuovo presidente, che probabilmente sara' nominato il primo di marzo.

Intanto l'Opus Dei perde il secondo dei tre posti di primo livello in Curia. Andato in pensione il portavoce Navarro Valls (sostituito dal gesuita Lombardi), e' stato pensionato per raggiunti limiti di eta' il presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi Card. Herranz, sostituito dal vescovo ausiliare di Milano ("martiniano", se proprio vogliamo definirlo sinteticamente) Coccopalmerio. C'e' da dire che a segretario del suddetto Pontificio Consiglio e' stato nominato mons. Juan Ignacio Arreita Ochoa de Chinchetru, della Prelatura dell'Opus Dei, e che la prelatura conserva il controllo dell' "ufficio del personale" del Vaticano.




martedì 20 febbraio 2007

Genova per noi

Come ho fatto a non pensarci prima?

Certo non Scola, troppo "di CL", certo non Luigi Papa di Taranto, non Corti (malato), non Caffarra (come Scola, ma ancora piu' conservatore agli occhi dei piu').

Perche' non invece un "ruiniano" non bruciato a livello mediatico, presidente del cda del quotidiano Avvenire (e quindi assolutamente congruente alla linea editoriale Boffo-Ruini-Scienza&Vita), Vescovo (come vorrebbe Bertone), ma di una diocesi cardinalizia come Genova (gia' diocesi di Bertone)?

Così su alcuni quotidiani nazionali - tra cui il "Giornale" - fa oggi capolino il nome del (probabile) nuovo presidente della CEI: S. E. Mons. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova.

Sembra che la quadra si sia trovata, insomma.

Manifestazione?
Il Forum delle Famiglie e il Comitato Scienza & Vita stanno organizzando - probabilmente con un placet informale da parte della CEI - una grande manifestazione a Roma in difesa della famiglia. La data in programma è domenica 25 Marzo, 60° anniversario dell'approvazione dell'articolo 7 della Costituzione italiana (quello dei Patti Lateranensi, per intenderci) da parte dell'Assemblea Costituente. Ad alcuni non sfugge una significativa coincidenza: la manifestazione cadrebbe a questo punto il giorno successivo all'udienza che il Santo Padre ha concesso in piazza San Pietro ai membri del movimento di Comunione e Liberazione, per la maggior parte dei quali si potrebbe prospettare una "due-giorni" romana di tutto rispetto.

sabato 17 febbraio 2007

In estrema sintesi


L'Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan sulla Dottrina Sociale della Chiesa, realtà culturale cattolica (con sede principale a Verona) particolarmente attiva, ha diramato un proprio comunicato stampa in merito al dibattito attuale sui DICO, prendendo una posizione chiara a favore delle posizioni espresse più volte dal Pontefice e dai Vescovi italiani.

Tra i passaggi più significativi del documento, che ha il pregio di esporre in poche righe una sintesi del pensiero autenticamente "cattolico" in materia, c'è il seguente:


La “convivenza di fatto” non merita il riconoscimento pubblico in nessuna forma, sia perché non si basa sulla assunzione previa di doveri, sia perché contrasta con la centralità della famiglia fondata sul matrimonio prevista dalla Costituzione, sia perché appare assurdo che l’ordinamento giuridico riconosca uno status “di diritto” a conviventi che vogliono rimanerlo solo “di fatto”.


Una legge sulle convivenze come quella presentata dal Consiglio dei Ministri "rappresenterebbe un incentivo ai giovani a non assumersi responsabilità, discriminerebbe le coppie che scelgono di formare una famiglia rispondendo alla profonda esigenza di condivisione propria dell’essere umano e assumendosi l’impegno della procreazione e dell’educazione dei figli – vero bene pubblico da tutelare – , rafforzerebbe l’equiparazione tra desiderio e diritto, aprirebbe la possibilità di successivi ampliamenti dei cosiddetti diritti dei conviventi fino alla piena equiparazione con la famiglia vera."


Sulla base di questi presupposti, "la responsabilità e la legittima autonomia del cattolico impegnato in politica non può separare la legge dalla morale e la coscienza obbliga a fermarsi davanti a un testo legislativo che lede così in profondità la legge di natura. Gli insegnamenti del Magistero su questo punto non lasciano spazio a dubbi. In caso contrario, il limite alla soglia del quale la coscienza deve dire no, si allontana progressivamente, sospinto sempre più in là da una coscienza che dietro la propria autonomia nasconde se stessa."


Il testo integrale del comunicato è consultabile cliccando qui.

Il KGB complottò contro Pio XII? Parla Padre Gumpel

ROMA, giovedì, 15 febbraio 2007 (www.zenit.org).- Hanno destato scalpore le rivelazioni dell’ex Generale dei servizi segreti rumeni, Ion Mihai Pacepa, secondo cui l’opera teatrale "Il Vicario" di Rolf Hochhuth sarebbe stata confezionata e utilizzata dal KGB per screditare il Pontefice Pio XII. Le rivelazioni del Generale di Stato Maggiore Pacepa, ex consigliere del Presidente Nicolae Ceausescu, poi fuggito e rifugiato negli Stati Uniti, sono state pubblicate dal National Review Online, una rivista telematica statunitense che si occupa di storia (cfr. “Moscow’s Assault on the Vatican”). In queste memorie, l’ex responsabile dei servizi segreti rumeni racconta anche di tentativi di infiltrazioni in Vaticano e del coinvolgimento del Cardinale Agostino Casaroli in una politica debole nei confronti dei sovietici. Intervistato da ZENIT, padre Peter Gumpel, Relatore della causa di beatificazione di Pio XII, in merito all’opera teatrale “Il Vicario” di Rolf Hochhuth, che diede vita alla campagna di calunnie e discredito nei confronti del Pontificato di Papa Pacelli, ha ricordato che l’opera originale durava otto ore, e che secondo i critici teatrali era “evidentemente scritta da un principiante”. Per migliorare e rendere fruibile la sua opera giunse in aiuto di Hochhuth un abile regista e produttore, Erwin Piscator, che secondo il padre gesuita “era dichiaratamente comunista. Rifugiato in Unione Sovietica durante la Seconda Guerra Mondiale, lavorò in Germania e negli Stati Uniti in uffici e università notoriamente filocomuniste”. Padre Gumpel, che è un esperto conoscitore del periodo storico e della politica della Santa Sede negli anni a cui fa riferimento l’ex spia comunista, sostiene che “non c’è dubbio che la riduzione dell’opera a sole due ore, l’impianto del testo con le calunnie contro Pio XII sono attribuibili all’influenza di Piscator”. Circa le responsabilità dell’Unione sovietica in questa operazione il padre gesuita ha spiegato che “in Vaticano si sapeva da molto tempo che la Russia bolscevica era all’origine di questa campagna di discredito nei confronti di Pio XII”. “La cosa era confermata dal fatto che nei Paesi occupati dai comunisti dopo la Seconda Guerra Mondiale, ‘Il Vicario’ di Hochhuth venne rappresentato in maniera obbligatoria almeno una volta all’anno in tutte le grandi città”, ha continuato padre Gumpel. “Se si vanno a vedere i quotidiani e le riviste comuniste, come l’Unità in Italia e l’Humanitè in Francia – ha continuato padre Gumpel –, è facile constatare la grande propaganda che fecero e che fanno tuttora per l’opera di Hochhuth. Quindi sotto questo punto di vista non ci sono dubbi in merito all’influenza comunista”. “Insomma – ha affermato il padre gesuita – non posso sostenere che Hochhuth fosse un agente dei russi, ma che la sua opera fosse pesantemente influenzata da quell’apparato, questo è evidente”. A questo proposito padre Pierre Blet, storico di fama anch’egli gesuita, ha più volte affermato che "il dramma di Hochhuth non fa parte della storiografia e pertanto è come se non esistesse. Se ha prodotto tanto chiasso è perché si tratta di un artificio imbastito da Mosca per guidare una campagna contro Pio XII e screditarlo". Secondo padre Gumpel, grazie a “‘Il Vicario’ Hochhuth ha goduto della propaganda dei comunisti ma anche dei nemici della Chiesa, ed è interessante notare che la sua rappresentazione fu respinta a Roma ma anche in Israele”. Circa la credibilità del Generale Ion Mihai Pacepa, il padre gesuita ha detto che “bisogna tenere presente che è il più alto funzionario dei servizi segreti dei Paesi dell’Est Europa che mai sia fuggito in Occidente, e che su molte delle storie da lui raccontate bisogna fare delle precisazioni”. In merito ai tentativi sovietici di infiltrare agenti in Vaticano – che l’ex spia romena dice essere riusciti con successo –, padre Gumpel ha ricordato che in due istituzioni della Compagnia di Gesù e cioè al Pontificio Istituto Orientale e al Collegio Pontificio Russicum, i sovietici “hanno tentato di intromettere dei seminaristi spie”. “Si tratta di una vicenda che conosco direttamente – ha raccontato –. E’ stato facile scoprirli perché il loro comportamento ha suscitato tanti e tali sospetti che alla fine vennero cacciati via. Era chiaro che non avevano una vocazione”. Padre Gumpel ha detto di nutrire invece moti dubbi sulle spie sovietiche che secondo il Generale romeno sarebbero penetrate nell’Archivio Segreto Vaticano e avrebbero trafugato del materiale per costruire le calunnie contro Pio XII. Padre Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, ha scritto a padre Gumpel che “nel periodo di cui parla l’ex spia romena, le carte di Pio XII non erano ancora nell’Archivio Segreto Vaticano. Gli atti che a loro interessavano si trovavano nell’Archivio della Segreteria di Stato”. A questo proposito il padre gesuita ha spiegato che “chi non è particolarmente informato di come funzionano le cose in Vaticano, fa facilmente confusione tra l'Archivio Segreto Vaticano e l’Archivio della Segreteria di Stato”. Padre Gumpel ha quindi detto a ZENIT che tali rivelazioni “confermano ciò che sapevano da tempo e che padre Pierre Blet aveva più volte rilevato”. Tuttavia, ha aggiunto, “non eravamo a conoscenza del modo così diretto, esplicito e particolareggiato di come Hochhuth sia stato influenzato dai sovietici”. Nella seconda parte delle sue rivelazioni il Generale Pacepa sostiene di aver incontrato a Ginevra l’allora monsignor Agostino Casaroli per facilitare un modus vivendi tra la Santa Sede e l’Unione Sovietica, e ci sarebbe stata pure una offerta di denaro. Per Gumpel “tutta questa parte è molto difficile da credere. Anche se devo ammettere che personalmente sono stato molto scettico sulla Ostopolitik e non solo per quanto sapevo del mondo comunista ma anche per quello che diversi Cardinali, che vivevano nella parte occupata dai russi, mi avevano detto”. Il padre gesuita ha poi raccontato: “Grazie ai contatti diretti che avevo con i Cardinali Alfred Bengsch di Berlino, László Lékai e József Mindszenty di Ungheria, posso dire che tutti e tre erano molto contrari alla Ostopolitik . Non ne volevano sentir parlare”. Nel complesso padre Gumpel ha spiegato che “bisogna essere estremamente prudenti e cercare di verificare i fatti. Ci sono domande per le quali non abbiamo risposte, per esempio quando si è incontrato con Casaroli? In quale albergo? Per esempio lui dice che hanno trovato documenti dell’Archivio Segreto Vaticano, documenti scritti da chi? Indirizzati a chi? Datati quando, che tipo di documenti? ecc.” “Insomma – ha concluso il sacerdote gesuita – bisogna anche tener conto che le spie devono giustificare la loro esistenza e devono dar valore anche a cose di scarsa o nessuna importanza. Molte volte si danno della arie e in alcuni casi si inventano delle cose…”.

giovedì 8 febbraio 2007

Ancora sul dopo-Ruini... movimenti sotterranei.

Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Rev.do P. Federico Lombardi, S.J., ha rilasciato questa mattina ai giornalisti la seguente dichiarazione:

A proposito di quanto pubblicato questa mattina su un importante quotidiano italiano, smentisco che abbia avuto luogo recentemente un incontro fra il Segretario di Stato, Card. Tarcisio Bertone, e il Presidente del Consiglio italiano, On. Romano Prodi, e che sia giunta in Vaticano una lettera dei Vescovi del Piemonte concernente la Presidenza della CEI.

martedì 6 febbraio 2007

News dal Montefeltro


Tre interviste in 5 giorni. Un bilancio più che rispettabile per Monsignor Luigi Negri, Vescovo di S. Marino Montefeltro, che in questi giorni non ha mancato di far sentire la propria voce in merito ad alcuni dei problemi più attuali della società italiana. Al centro dell'attenzione, in modo particolare, il dibattito sui PACS. Nell'intervista concessa al "Giornale" lo scorso 1° febbraio il Prelato ha manifestato il proprio disappunto per la condotta politica dei cattolici che si trovano a sostenere, come deputati o ministri, il governo di centro-sinistra, definendo l'atteggiamento dell'UDEUR una "testimonianza di coerenza". Sull'impossibilità di una reale mediazione tra le proposte di legge avanzate in materia e le preoccupazioni dei cattolici il Vescovo è tornato pochi giorni più tardi, il 5 febbraio, questa volta sul Corriere della Sera.

Da ultimo, riportiamo l'intervista pubblicata oggi sul "Resto del Carlino", nella quale Mons. Negri non lesina critiche alla mentalità nichilista, ritenuta ormai predominante nell'intera Emilia Romagna, alla quale Conferenza Episcopale la Diocesi feretrana fa riferimento.

E proprio dall'Emilia Romagna, in questi giorni, c'è chi ipotizza per il Vescovo di San Marino - Montefeltro un futuro alla guida di un'importante Diocesi come Verona. Molto probabilmente si tratta solo di voci, alimentate in parte dalla consapevolezza che la Diocesi di San Marino, per le sue modeste dimensioni (in termini di popolazione), è stata sempre considerata in qualche modo una "diocesi di passaggio". D'altra parte, non è solo la Diocesi di Verona a porre un problema con l'imminente rinuncia - per raggiunti limiti di età - del suo Vescovo, Mons. Carraro; il 20 febbraio di quest'anno raggiungerà i 75 anni anche il pastore di un'altra importante Diocesi del Nord Italia, Mons. Sanguineti (Brescia). Monsignor Sanguineti è stato di poco preceduto da Mons. Mariano De Nicolò, Vescovo di Rimini, che i 75 li ha compiuti lo scorso 22 gennaio. Una Diocesi, quella di Rimini, alla quale la Diocesi di San Marino Montefeltro fino a non molti anni fa è stata legata, prima della sua nuova "sistemazione", ad opera del Sommo Pontefice Paolo VI (con un decreto del 1977) e del suo successore Giovanni Paolo II (con un decreto del 1986).

A prescindere dall'eventuale futura destinazione di Mons. Negri, si può stare sicuri che l'attuale Vescovo di San Marino continuerà a far parlare di sè attraverso le pungenti interviste che da mesi non si stanca di rilasciare ad alcuni dei più importanti quotidiani nazionali.

domenica 4 febbraio 2007

Successione a Ruini: massimo un mese per il nuovo nome

Sembra che per la successione alla guida della CEI il Santo Padre stia per affidarsi ad un vescovo e non ad un Cardinale. Sembra sfumare quindi l'ipotesi Scola (fin'ora la piu' accreditata), come anche l'ipotesi Corti (Novara) che pare abbia declinato a causa di una salute malferma.
Sale l'ipotesi del cappuccino arcivescovo di Taranto Luigi Papa.
Papa chi?

domenica 28 gennaio 2007

PACS, idee da Oltreoceano e da Oltretevere.

Il vescovo ausiliario dell'arcidiocesi di Seattle Joseph Tyson e' stato ascoltato in un'audizione dalla Camera legislativa dello Stato di Washington negli Stati Uniti riguardo ad una legge su quelli che noi chiameremo "PACS".

Fin qui niente di strano: lo strano e' che invece che arroccarsi su una specie di linea Ruini (per intenderci) di rifiuto assoluto e la richiesta di cancellare questa proposta di legge, ha proposto una cosa abbastanza inconsueta e originale, che devo confessare non mi dispiace affatto! La sua proposta e' di "broaden its provisions, extending the definition of partnership to relationships beyond that of unmarried couples, to prevent discrimination against an elderly parent, a sibling, housemate or another in residence." In pratica ha richiesto di allargare le possibilita' dei PACS rendendoli possibili anche tra coinquilini, fratelli, un figlio solo che vive con un genitore.

E' curioso notare come questa proposta si era gia' verificata efficace in un occasione analoga quando l'allora arcivescovo di San Francisco (e ora a capo del "Sant'Uffizio") William Joseph Levada aveva proposto la stessa cosa al governo cittadino di San Francisco quando si trattava di discutere di chi avesse diritto all'assistenza sanitaria.

Il motivo per cui questa proposta mi pare curiosa e' interessante e' che da un lato disinnesca l'attenzione sulla c.d. famiglia omosessuale che e' di fatto il vero motivo per cui si vogliono introdurre i PACS. Dall'altro allarga talmente tanto la platea dei possibili aventi diritto da renderla una cosa molto diversa dalla famiglia e dal matrimonio, diventa qualcosa in cui le coppie conviventi sono solo un sottoinsieme, e neanche il piu' rilevante. E questo potrebbe avere un sano effetto a cascata.

giovedì 25 gennaio 2007

Anti-discriminazione? Stiamo attenti

Qui in Gran Bretagna sta sollevando grandi polemiche l'"Anti-discrimination bill", che vieta a chiunque di discriminare sulla base dell'orientamento sessuale.

Chiunque vuol dire proprio chiunque, per cui ecco che il salone polifunzionale della parrocchia non potra' essere rifiutato per il ricevimento di una "civil partnership" stile Elton John e soprattutto le agenzie ("private", ma ovviamente accreditate presso lo Stato) che si occupano di adozione non potranno rifiutare coppie omosessuali.

Il cardinale di Westminster Murphy O'Connor ha chiesto che le agenzie cattoliche siano esentate, e l'arcivescovo anglicano di Canterbury si e' espresso anche lui contro. Il governo tuttavia sembra orientato a non permettere alcuna eccezione a questa legge.

Sempre piu', come nel post sulla Christian Union Society all'universita' di Exeter, vengono approvate in giro per l'Europa queste leggi anti-discriminazione. E sempre piu' chiaro si delinea il fatto che piu' che per non discriminare, sono fatte con un preciso intento culturale, per promuovere una "nuova" e moderna" idea di societa' figlia del pensiero unico liberal post-sessantottino.

Per la Chiesa in Inghilterra si apre un momento difficile, che ricorda un po' cio' che successe alla Chiesa tedesca riguardo ai Consultori familiari in grado di fornire il nulla osta all'aborto. Gia' alcune agenzie (di una di queste il cardinale e primate d'Inghilterrra e' anche vicepresidente!) hanno gia' dichiarato la loro non-contrarieta' a questa legge. Altre invece hanno dichiarato che non potrebbero fare altro che chiudere i battenti se fossero obbligate ad applicare questa legge.

Un tema contiguo e' affrontato nel Parlamento italiano in questi mesi: la nuova legge sulla liberta' religiosa, che andrebbe a sostituire la legge sui "culti ammessi dallo stato", promulgata ai tempi di Mussolini e decisamente datata. Per chi ha voglia di leggere, ecco una buona referenza.
Vi terremo informati.

domenica 14 gennaio 2007

Essere Nunzio in Egitto

Per gentile concessione dell'autore, nostro collaboratore al Cairo, riportiamo qui di seguito l'intervista* - pubblicata lo scorso dicembre - a S. E. Mons. Michael Fitzgerald, Nunzio Apostolico in Egitto.

Mostra orgoglioso la foto con Benedetto XVI nel grande studio di questa bella villa ottocentesca in riva al Nilo, nell’esclusivo quartiere di Zamalek. Sceglie attentamente le parole delle risposte (in italiano, potrebbe farlo in altre cinque lingue, tra cui l’arabo, ma chiedo venia). Minimizza (“I giornali dicono tante cose”) quando gli ricordo che la stampa non fu molto tenera con lui alla notizia del trasferimento nell’aprile scorso in Egitto, dopo 20 anni al Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso (di cui gli ultimi 5 da presidente).
Il discorso di Ratisbona e le successive polemiche diventano lo spunto per un lungo colloquio con S. E. Monsignor Michael Fitzgerald, Nunzio Apostolico al Cairo.

Eccellenza, quali sono state le reazioni al discorso del Papa nel mondo arabo e in particolare in Egitto?
Le reazioni sono ben note, sono state reazioni immediate scaturite da un sentimento di offesa. Credo sia emerso soprattutto questo. Credo che si sia percepito un attacco contro il profeta, perché sono state riportate parole che diminuivano il ruolo di Mohammed. Alcuni hanno legato questo ad una politica anti-islamica, mettendo il Santo Padre sullo stesso piano del presidente Bush. E’ stata una dinamica abbastanza comune nel mondo arabo: un sentimento di rabbia al quale si è aggiunto un sospetto circa le intenzioni del Santo Padre. Questo è avvenuto anche dopo, quando il Santo Padre ha detto, e diverse volte, che non aveva intenzione di offendere i musulmani ma la maggior parte ha continuato a pensare che ci fosse comunque qualche cosa dietro.

C’è stato un evidente atteggiamento fazioso dei media arabi, in quanto sono state pubblicate solo le parti più equivoche del discorso, tolte dal loro contesto…
Sì, è vero. Solo il Watanī ha pubblicato il testo integrale. Lo sheikh Tantawi di Al Azhar (la massima autorità tra i sunniti) ha scritto 5 articoli su Al Ahram (il principale quotidiano egiziano) per difendere l’Islam contro questo “attacco”. Lo ha fatto soprattutto per difendere il profeta, per respingere l’accusa che l’Islam sia stato diffuso con la spada e per affermare che l’Islam è una religione ragionevole, mostrando il posto della ragione nell’Islam. Tutto questo non vede il vero contenuto del discorso del Santo Padre, mi sembra che siano stati pochi quelli che hanno visto al di là dell’introduzione del Santo Padre quando cita i documenti criticati. Le argomentazioni che propone, inoltre, non sono sfavorevoli all’Islam.

Leggendo tutto il testo, ci si rende conto che sarebbe altrettanto valido anche senza il riferimento al dialogo tra l’imperatore bizantino e il dotto persiano, che ha originato tante polemiche. Forse lo si poteva non inserire. Le reazioni si sarebbero potute prevedere. Quali sono le ragioni per le quali il Papa ha voluto questa prima parte?
Questo non lo saprei dire. È vero, il discorso su ragione e religione poteva essere fatto senza questa introduzione, si poteva avere un’altra introduzione ma era un punto di partenza che il Santo Padre ha giudicato interessante. È vero anche che c’è una violenza in questo mondo che è praticata in nome dell’Islam. Non direi per motivi strettamente legati all’Islam ma certamente in nome dell’Islam, per esempio da alcuni suicidi che si mostrano col Corano prima di togliersi la vita uccidendo altre persone. Ciò crea un pericoloso legame tra religione e violenza, evidente nel nostro mondo di oggi. Questo non è un attacco contro l’Islam, è un attacco contro un falso intendimento dell’Islam. Anche i musulmani direbbero che questo non è Islam, ma d'altra parte è ciò che si verifica oggi, e di questo tutti noi siamo coscienti. Il fenomeno è profondamente diverso da altri tipi di terrorismo: se si pensa a Sendero luminoso in America Latina o all’Eta nei paesi Baschi, questi gruppi non agiscono in nome della religione. Non sono motivi religiosi che li spingono: questo fenomeno di violenza e religione si trova di fatto solo in questi attentati compiuti da alcuni musulmani. Dire questo non è certamente un’accusa a tutto il mondo islamico.

Avendo visto le reazioni dei media arabi che hanno riportato i passaggi più polemici, come Nunziatura non avete pensato a tradurre il discorso e diffonderlo?
Il discorso è stato tradotto in arabo, ne ho portato una traduzione ancor più accurata allo sheikh Tantawi. Anche la Chiesa locale si è mossa, ad esempio un sacerdote qui al Cairo ha fatto un piccolo volantino spiegando questo discorso: la Chiesa locale ha fatto diverse cose, e non sta necessariamente al Nunzio di prendere il suo posto.

Personalmente come giudica la vicenda?
Questo discorso ha creato difficoltà. Non possiamo negare che ci siano state difficoltà per il dialogo tra cristiani e musulmani, ma sono difficoltà momentanee specialmente a causa di quel sospetto a cui ho accennato prima. Ma non credo assolutamente che questo sia la fine del dialogo, anzi, credo che possiamo andare avanti e discutere alcuni dei temi che sono suggeriti in questo discorso. Bisogna creare il clima per fare questo con calma, senza avere l’impressione che l’uno voglia vincere sull’altro. Deve essere un vero scambio per scoprire le diversità di posizione. Vedremo cosa accadrà. Mi auguro che questo discorso possa essere un incentivo ad un dialogo più profondo.

Per anni è stato al Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Da dove nasce la volontà della Chiesa di comunicare con le altre religioni? Quali sono le ragioni di questo dialogo, cosa c’è alla base di questa volontà?
Ci sono state sempre alcune persone che hanno avuto l’idea di essere vicine a persone di altre religioni, rispettandone il credo, ma non c’è stato un movimento del dialogo interreligioso come invece c’era un movimento ecumenico prima del Concilio Vaticano II. Credo veramente che sia stato il Concilio a dare fondamento al dialogo inter-religioso, che non è solo con i musulmani ma anche con le altre religioni. Credo che non sia una nuova concezione della Chiesa quella presentata dal Concilio ma un altro modo di intenderLa: la Chiesa come sacramento, come segno dell’unione dell’umanità con Dio e dell’unione tra gli esseri umani stessi. La Chiesa è il segno di questo: dunque anche quando le persone non sono cattoliche, quando non fanno parte della Chiesa, esse stanno a cuore alla Chiesa stessa. La Chiesa è un segno di ciò che Dio sta facendo anche attraverso le altre religioni. In questo senso il dialogo fa parte della missione della Chiesa per realizzare il regno di Dio in questo mondo, che troverà la sua pienezza nel mondo venturo. Con questa finalità il Concilio Vaticano II ha prodotto la dichiarazione Nostra Aetate, autentico fondamento non teologico ma pastorale per il dialogo con le altre religioni.

Il dialogo interreligioso - nella fattispecie due religioni come l’Islam e Cristianesimo che si parlano - potrebbe sembrare difficile da immaginare. Cosa vuol dire?
Il dialogo non si fa tra istituzioni, il dialogo avviene tra le persone che appartengono alle istituzioni. La persona è inevitabilmente marcata dalla formazione religiosa che ha ricevuto: non si può astrarre la persona dall’istituzione, perché il dialogo non può che essere tra le persone. Può avvenire solo sulla base di un grande rispetto reciproco e sul principio (sottolineato dal Concilio) della libertà religiosa. Devo rispettare la scelta che ha fatto l’altra persona. Il dialogo può svilupparsi su queste basi anche perché abbiamo tutti dei punti in comune, una vocazione umana che è comune. Dio ci ha creati ed ogni persona si pone le questioni fondamentali dell’esistenza, dell’aldilà. Possiamo trovarci insieme su questo binario.

Come giudica il fatto che, tra le diverse religioni, il rapporto più problematico sembra quello con l’Islam?
Ci sono diverse ragioni. Cristianesimo e Islam sono religioni missionarie, sentono la vocazione di portare il proprio messaggio al mondo intero: il Cristianesimo dice di andare e predicare il Vangelo, l’Islam dice che il suo messaggio è misericordia per tutta l’umanità. Queste spinte missionarie finiscono per “scontrarsi”. Ciò non vuol dire che le altre religioni non siano missionarie, lo è anche il buddismo. C’è un’altra differenza tra Islam e le altre religioni: l’Islam ha un grande impatto sulla vita sociale e politica. Questo fa si che l’incontro coi musulmani sia più difficile perché le loro esigenze sono maggiori rispetto a quelle di altre religioni. Le altre religioni non danno una tale impronta sulla società. L’Islam ha un forte contenuto sociale, che risale alla concezione della legge di Dio da applicarsi in ogni aspetto della vita.

Da presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso a Nunzio Apostolico al Cairo. Come è cambiata la sua missione?
Il Consiglio è un ministero che favorisce il dialogo con tutte le religioni; qui al Cairo ci sono solo (salvo qualche eccezione) cristiani e musulmani. Il Nunzio è il rappresentante del Santo Padre presso il governo egiziano ma Lo rappresenta anche presso la Chiesa locale. Le mie attività in questi mesi sono state intense anche con la Chiesa cattolica, impegno che al dialogo interreligioso non avevo. Sembra strano ma negli anni scorsi, pur essendo in Vaticano, il mio lavoro era meno “religioso” di quanto non lo sia adesso. I contatti con le comunità che vivono e lavorano in Egitto sono un aspetto importante del mio lavoro. L’altro aspetto sono i rapporti con il governo egiziano e la Lega Araba. In particolare mi auguro che si sviluppino i rapporti con quest’ultima. Il delegato della Lega Araba a Roma è accreditato pure presso la Santa Sede: sono stato contento di sapere che anche lui era presente all’udienza che il Santo Padre ha concesso ai diversi ambasciatori musulmani dopo il discorso di Ratisbona. Il Santo Padre ha sottolineato in quell’occasione come la Santa Sede continui a vivere nell’applicazione del Concilio Vaticano II e come non sia cambiato il proprio atteggiamento di apertura manifestato antecedentemente. Le difficoltà sono legate alla situazione politica attuale nel mondo, alle polemiche sulle caricature e a quelle sul velo. C’è la tendenza purtroppo a mettere insieme tutti questi fenomeni anche se non hanno molto a che fare. Il Santo Padre, davanti alle reazioni del mondo musulmano, ha cercato un modo di spiegarsi. E si è trovata questa occasione. A questa udienza sono state invitati anche i rappresentanti delle comunità islamiche italiane. E’ stato un messaggio al mondo intero.

Come vede gli sviluppi futuri del dialogo interreligioso? Verso quale direzione si sta andando?
Non so di preciso verso quale direzione si andrà. Ci sono dei segnali che mi danno fiducia. Vedo la volontà di alcuni giovani cristiani e musulmani di capire la religione dell’altro. Mi sembra che sia un segno di buona volontà. So ad esempio che ad inizio novembre c’è stato un incontro ad Assisi cui hanno partecipato giovani di diverse religioni, per commemorare i 20 anni della Giornata di Preghiera per la Pace. Questi giovani sono realisti, riconoscono le difficoltà del nostro mondo ma esprimono insieme una volontà di andare avanti. E’ lo spirito che dobbiamo comunicare. Il mondo di oggi, nel pluralismo religioso e culturale crescente, chiede questo dialogo, che non è un compromesso. È un modo di comunicare se stessi nel rispetto reciproco.

Amir Tewfik
*L’intervista è stata realizzata prima del viaggio del Santo Padre in Turchia